giovedì 6 dicembre 2007

Chi viene con me?


Tra le donne che conoscete, una su quattro ha subito una violenza sessuale nella vita (una su trenta solo nel 2006) e una su venti ha subito uno stupro o un tentato stupro (una su trecento solo nel 2006).
Ancora peggio: tra le donne che conoscete, una su quindici ha subito una violenza sessuale prima dei sedici anni e solo in un caso su quattro era da parte di uno sconosciuto; negli altri casi era un familiare. Nove su dieci non hanno denunciato il fatto.

Non sono purtroppo impressioni mie; lo dice l'ISTAT nella relazione finale della ricerca "La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia - Anno 2006" del 21 febbraio 2007

Pur agghiaccianti nella loro chiarezza, i numeri non riesco
no a spiegare la sofferenza che c'è dietro. Per questo vi suggerisco la lettura di alcuni interventi: questo, questo, questo , questo e questo e tutti i commenti. Vi assicuro che per quanto lunghe, specialmente quelle dei commenti, sono letture molto istruttive.

Tutto questo purtroppo serve solo a prendere drammaticamente atto di un enorme problema; delle sue cause non abbiamo di più di qualche luogo comune da usare alla bisogna (l'ignoranza: falso, gli extracomunitari: falso); le soluzioni invece rimangono ancora tutte da ricercare.

Resta però l'urgenza di agire per migliorare questa situazione drammatica, che riguarda tutti quelli, donne o uomini, che hanno una figlia, che hanno una compagna, che hanno una sorella, che hanno una mamma. E ci siamo dentro tutti.

Allora proviamo a capire se e cosa si può fare, ma soprattutto, cosa può fare ciascuno di noi, nel suo piccolo. Sul piano legale quasi niente; le leggi esistono, i tribunali ci sono e funzionano (male come per tutti) e il singolo ha pochi margini di intervento; può firmare per una legge, votare per un referendum, scegliere il partito che da maggiore affidamento (!).

Sul piano personale invece si può provare a fare qualcosa: penso alle pressioni che da soli o in piccoli gruppi organizzati di genitori si possono fare sulle amministrazioni comunali e sugli organi collegiali della scuola pubblica, affinché al suo interno vengano svolte una serie di azioni positive per la prevenzione ed il contrasto delle violenze sui bambini. Cominciamo da lì.

Un esempio sono i seminari per insegnanti e genitori per spiegare come si riconosce un bambino vittima di violenza, come lo si può aiutare, a chi occorre rivolgersi e con quali modalità.

Ma penso anche all'inserimento tra le attività scolastiche di una azione educativa che favorisca la nascita in ogni bambino della consapevolezza di avere una sessualità, che è una cosa naturale, che fa parte del ciclo della vita e che ci sono degli aspetti di pericolo da conoscere per evitarli. Per non lasciare all'insegnamento della religione cattolica, impartito sin dalla scuola dell'infanzia, l'esclusiva su questi temi che spesso affronta con le categorie del peccato, dell'impuro, della vergogna. Cose che possono far pensare al bambino vittima di molestie sessuali di essere lui il colpevole per il semplice fatto di essere entrato in contatto, suo malgrado, con la propria sessualità, e portarlo a non confidarsi col genitore.

Penso a bambini e bambine che crescano con la capacità di riconoscere una violenza e con la certezza che se si verificasse la società, intesa come la famiglia, gli amici ed i parenti, i compagni oggi, i colleghi domani, è pronta ad affiancarli, sostenerli e accoglierli e non ad emarginarli come degli appestati.

Penso ad una madre ed un padre che davanti al dubbio se denunciare o no l'aggressore della loro figliola o figliolo, non abbiano paura di far loro una ulteriore violenza esponendoli alla maldicenza, al chiacchiericcio vile, all'emarginazione, perché sicuri che succederà il contrario.

Perché questo si avveri occorre che le persone più sensibili attivino un processo virtuoso che, avvalendosi di quegli strumenti, trasformi la loro famiglia in una cellula di questo movimento, chiamiamolo "fiducista". Queste cellule, unite le une alle altre costituiranno una rete di protezione; quante più cellule sane ci saranno nel corpo delle comunità in cui viviamo, tanto più fitta e forte sarà la rete di protezione che potrà sorreggere le possibili vittime e identificare e indirizzare agli opportuni strumenti di correzione i violenti (anche essi in fondo soggetti bisognosi di aiuto).

Se non sono stato ancora abbastanza chiaro cerco di spiegarmi meglio: chi viene con me a parlare con la direttrice del circolo didattico?

13 commenti:

gians ha detto...

gallo, la somma delle facce di quei dadi dovrebbe essere la milionesima parte delle persone che la pensano come te. Splendido post, ci torno.

babbo ha detto...

---PRESENTE.
BABBO

babbo ha detto...

---GALLO, TI SEI ACCORTO CHE LO SPAZIO COMMENTI PARLA INGLESE?
FAGLI PARLARE ITALIANO PRIMA CHE QUALCHE LUMINARE DELLA LINGUA "TAGLIANA" SI INDISPETTISCA E TI MANDI A QUEL PAESE, CON TUTTO IL RISPETTO, CHE POI QUEL PAESE PUO' ANCHE ESSERE CHE SO, UN PAESE CAMPANO,PIUTTOSTO CHE TOSCANO O PIEMONTESE, NON NECESSARIAMENTE UN PAESE CHE CONOSCI GIA'.
BABBO

Anonimo ha detto...

gians, ho perso il conto, comunque grazie. Ti aspetto :-)

babbo, non dubitavo!

p.s. non dipende da me, ma dalla piattaforma, la stanno manutenzionando e funziona male.

Anonimo ha detto...

Caro gallo concordo con te su tutto ciò che hai affermato a proposito della violenza sulle donne, tranne che per il fatto che tu sia convinto che al catechismo si insengni ai bambini che subire una violenza sessuale sia un peccato contro Dio, fose sarà ciò che hanno fatto credere a te quando andavi al catechismo, ma ora siamo nel 2007 e ci si limita a parlare ai giovani della vita di Gesù e del Vangelo , e per esperienza personale ti posso dire che ogni qual volta è saltato fuori questo argomento la mia catechista non ha mai affermato ciò che tu hai scritto , anzi il contrario, se poi ti riferisci a casi particolari in cui l' insegnante è una bigotta del 1600, penso che non possiamo farci nulla se non far si che ogni genitore abbia un buon dialogo con il proprio figlio.La religione cattolica non insegna assolutamente che subire un abuso è un peccato ma che compierlo è una grave colpa. Comunque complimenti per il post e per la tua solidarietà
Baci chichi93

asi' ha detto...

..un argomento che fa riflettere con dati molto allarmanti che mi fanno vergognare di essere "maschio" provo molta tristezza che l'uomo non sappia più conquistare l'amore, ma sia così meschino e vigliacco da andare a rubarlo! GALLO penso che le tue proposte di rimedio siano buone ma difficili da realizzare,oggi tropi genitori hanno perso la bussola,e il sesso soprattutto quello spicciolo la fa da padrone dappertutto!e questo in qualche modo agevola i bastardi ad agire convinti di andare a colpo sicuro...comunque io vengo con te!

Anonimo ha detto...

chichi carissima, sii certa del fatto che io mi rallegro delle cose che tu dici, che so essere vere. La Chiesa (uso la maiuscola solo per rispetto delle tue idee) è fatta di donne e di uomini, e più persone come te si impegneranno per farla migliore, migliore sarà anche la società, in cui tanto spazio occupa.

Ai miei tempi - sembra passato un secolo, ma trent'anni non sono pochi - i concetti di peccato, proibito, impuro erano disciolti nell'educazione come lo zucchero nel te.

Io non ho detto poi esattamente che il catechismo insegna che subire molestie è peccato; ho detto che non è opportuno riservargli l'esclusiva sull'educazione morale dei bambini, ma affiancargli una attività educativa più funzionale a favorire la capacità di riconoscere una molestia e confidarsi subito coi genitori, senza alcuna vergogna.

Il mio pensiero non è rivolto in negativo al catechismo, ma in positivo alla ricerca di una via d'uscita da questo stato di cose, contro il quale, evidentemente, l'attuale modello educativo si è dimostrato inefficace.

Vorrei trovare soluzioni; problemi, purtroppo, ne abbiamo in abbondanza.

asì, vergognarsi di essere maschio è il primo impulso, ma è sbagliato (ma questo è un altro discorso che faremo); bisogna vergognarsi di non fare niente per cambiare. Adesso siamo in tre. Grazie.

Anonimo ha detto...

Quando a dodici anni - 44 anni fa - ho confidato al parroco che un onesto padre di famiglia aveva tentato di violentarmi, lo sapete che cosa ha fatto? Mi ha raccomandato DI NON DIRE NIENTE A NESSUNO. E come dice l'amico Sagredo, "e no digo altro".

Anonimo ha detto...

barbara, il tuo post e i suoi commenti valgono più di un trattato.
Grazie.

Anonimo ha detto...

Direi che il ringraziamento va girato a tutte le amiche che hanno avuto il coraggio di uscire allo scoperto rivelando "vergogne" che normalmente si tengono gelosamente nascoste. E che forse non sarebbero uscite neanche in questa occasione senza quel drammatico e dolorosissimo malinteso iniziale fra me e Raissa.

babbo ha detto...

---POCHI PASSAGGI, A DISCAPITO DI UN ARGOMENTO COSI' SCOTTANTE, E PURTROPPO ATTUALE, POCHI PERCHE, DISMESSI GLI ABITI DA LAVORO, OGNUNO DI NOI, SPROFONDA NELLO SCHERMO PIATTO DEL GIOCATTOLO INTERATTIVO, DEMANDANDO AD UNA PROSSIMA OCCASIONE LO SBROGLIO DELLA MATASSA, POSSO SOLO IMMAGINARE,GRAZIE A DIO, COME CI SI SENTA VUOTI NEL NON AVERE LA NECESSITA' DI PORSI IL PROBLEMA.
BABBO

gians ha detto...

babbo, ennesimo commento caduto nel vuoto... capita, ma io ho sempre un minimo di rispetto quindi non lo lascio nel vuoto assoluto. Se credi in questo discorso, tu sei un autore, decidi quando meglio credi di proseguire se vuoi anche in modo martellante. Sei libero.

babbo ha detto...

---gians,NON DUBITAVO DEL TUO COINVOLGIMENTO IN MERITO ALL'ARGOMENTO, SEI SEMPRE ATTENTO E PUNTUALE QUANDO SERVE,BRAVO.
VAI COL MIXER GRANDE GRANDE, DACCI LA COLONNA SONORA DI QUESTO FINE SETTIMANA.
GRAZIE.
BABBO
http://www.radioblogclub.com/open/90708/giorgio_gaber/12-%20%20Giorgio%20Gaber%20-%20La%20Libert0